Bengalese introvabile, come una foto segnaletica dà coraggio ai leoni social

Da ieri sera la leggerezza di un sito web ha scatenato un’altra ondata di odio da ‘caccia all’untore’

TERAMO – Non è stato ancora trovato il 23enne bengalese allontanatosi dal Cas di Rocche di Civitella, ma sono in tanti a cercarlo, e tra questi anche innumerevoli leoni da tastiera che sui social hanno scatenato la caccia all’untore. Apprensione, in molti casi vero e proprio terrore, ma soprattutto tanta ignoranza, si traducono in una nuova ondata di razzismo nostrano che il lockdown ha reso ancora più integralista.

E’ bastata la leggerezza di un sito online locale che ha pubblicato per qualche ora, in barba alla più elementari regole del giornalismo e soprattutto delle carte deontologiche, la foto del giovane fuggiasco, a scatenare una sorta di caccia all’uomo, con tanto di ‘wanted’ alla Far West.

Senza ricordare che i migranti ospitati a Rocche di Civitella sono in isolamento sanitario domiciliare e non agli arresti domiciliari, che sono ben altra cosa, l’aver sbattuto sul web la faccia e i dati anagrafici del giovane straniero hanno fatto il giro dei social alimentando un’altra buona dose di odio sul web.

Noi che abbiamo memoria e sensibilità ancora buona, ricordiamo però recenti editoriali contro campagne pubblicitarie di discoteche se lo slogan è vagamente allusivo al ‘potere bianco’ ma non la pubblicazione di altrettante foto segnaletiche della coppia di infermieri veneti che sono scesi a Roseto senza attendere l’esito dei loro tamponi (ed erano positivi anche loro) oppure del ‘paziente 1’ di Brugherio che nello scorso mese di marzo ha costituito la pietra miliare del contagio in provincia di Teramo.

Forse perché hanno denaro per pagarsi la vacanza e non erano ospitati in un Cas, oppure perché sono italiani e non ‘colored’? Prima della risposta dovremmo tutti ripassare il contenuto della ‘Carta di Roma’, sarebbe una buona lettura di questo fine di agosto.